di Renato Malaman
Giornalista
La cittadina toscana si specchia nel suo celebre vino rosso, vanto delle otto contrade e straordinario veicolo di marketing turistico. Il centro storico, che svetta solenne fra la Valdichiana e la Val d’Orcia, racchiude tesori d’arte e una piazza fra le più belle d’Italia.
C ’è Montepulciano e Montepulciano… Ora che nell’etichetta del Vino Nobile di Montepulciano potrà finalmente essere inserito anche il riferimento geografico ‘Toscana’, non ci sarà più il rischio di fare confusione. Con buona pace dei colleghi vignaioli del Montepulciano d’Abruzzo, che è un ottimo prodotto ma è un’altra cosa. In pochi altri territori italiani l’identità di un vino coincide con quella di un territorio. A Montepulciano il Nobile è una sorta di religione, come testimoniano i mercati internazionali che da anni lo hanno elevato a grande toscano accanto al Brunello di Montalcino e al Chianti. C’è un evento a Montepulciano che da 18 anni contribuisce a rafforzare il legame fra il territorio e i suoi prodotti, nonché fungere da veicolo di promozione turistica. Si chiama ‘A Tavola con il Nobile’ e ogni anno (salvo questo, in cui per le note restrizioni causate dal Covid il Consorzio di tutela si è limitato a un amarcord dedicato alle edizioni precedenti) coinvolge le otto contrade della città cara a Poliziano in un concorso volto alla riscoperta dei piatti tipici del territorio, compresi quelli più desueti. Le cuoche e i cuochi delle pittoresche contrade recuperano questi autentici giacimenti gastronomici, ne attualizzano le ricette e poi abbinano i piatti al Vino Nobile. Un’operazione culturale di recupero della tradizione, proposta in chiave enogastronomica, che ha pochi altri esempi in Italia. Il concorso, ideato nel 2003 dal giornalista televisivo Bruno Gambacorta, curatore della nota rubrica Tg2 Eat Parade della Rai, si è rivelato uno straordinario momento per fare del marketing turistico in modo originale e soprattutto con un profilo culturale alto. Le contrade ci mettono l’anima nel frugare nella propria memoria collettiva e ogni anno portano a galla ricette povere. Ricette che negli anni in cui anche Montepulciano viveva grazie a un’economia contadina hanno avuto la loro importanza. Questi piatti, autentici frammenti di storia, per una settimana poi vengono proposti nei ristoranti all’aperto allestiti nelle sedi di contrada, tutte ricavate in suggestivi angoli della città: da Cagnano a Collazzi, dalle Coste a Gracciano, da Poggiolo a San Donato, da Talosa a Voltaia. Succede alla fine di agosto, alla vigilia di un altro momento forte per la comunità poliziana: il Bravìo delle Botti, una gara unica al mondo: due concorrenti per contrada spingono a ritmi forsennati le botti lungo le anguste e ripide vie di Montepulciano, fino a raggiungere stremati Piazza Grande. L’evento assegna ogni anno l’ambito Pallium, drappo firmato da affermati artisti e poi gelosamente conservato dalle contrade vincitrici. Quello di quest’anno, non assegnato, resterà in municipio, patrimonio di tutti. Ecco, Montepulciano va raccontata partendo da questi eventi che richiamano riti e memorie ancestrali. Perché la città è un concentrato di storia unico, nobile anche nelle sue architetture, così ispirate a quelle fiorentine. Il Palazzo del Governo che domina la piazza, rivaleggiando con il grande duomo dalla facciata incompiuta e con i palazzi de’ Nobili Tarugi e Contucci, sembra la riproposizione del Palazzo della Signoria di Firenze. Le vie della città, incastonata sulla cresta di un’altura, si inerpicano fra archi e volte, per aprirsi poi al paesaggio sublime delle crete senesi attraverso storiche porte. Un curioso Pulcinella batte le ore dalla sua torre, mentre la grande cultura echeggia dai palchetti del prezioso Teatro Poliziano. Più giù rapisce lo sguardo la maestosa chiesa di San Biagio, armoniosa costruzione in travertino, pianta a croce greca, un capolavoro artistico firmato da Antonio da San Gallo il Vecchio. Montepulciano gronda d’arte in ogni dove e nel Museo Civico, dove brilla anche un dossale d’altare di Della Robbia, se ne coglie il perché. Palazzo Avignonesi, Loggia del Grano, Porta al Prato, il pozzo de’ Grifi e de’ Leoni… e all’ingresso principale della città la Fortezza Medicea, ora sede del Consorzio di tutela del Vino Nobile e di una suggestiva enoliteca, sotto il cui pavimento di vetro si possono ammirare degli stupefacenti resti archeologici. La terrazza della fortezza è il luogo ideale dove indugiare in attesa del tramonto, oltre l’orizzonte della Val d’Orcia. Magari con un bel calice di Vino Nobile di Montepulciano in mano… E’ come aggiungere piacere al piacere.
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