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Locride l'altra Calabria

di Donato Sinigaglia

giornalista


Grandi spiagge sabbiose e coste selvagge caratterizzano il litorale della locride, in Calabria, che attrae gli amanti dell’ecoturismo ma anche quanti vogliono scoprire un territorio che ha molto da offrire. E’ un modo diverso di vivere i luoghi che uniscono e fondono storia del territorio, archeologia e bellezze naturali per lasciare nel turista emozioni profonde e durature. Ad iniziare all’intenso profumo dei gelsomini che ha dato il nome all’intera riviera. Fiore tipico del reggiano, in passato veniva raccolto dalle gelsominaie ed esportato in Francia dove veniva usato per la preparazione del profumo. Novembre è ancora un buon mese (meglio maggio, giugno, settembre e ottobre) per visitare la costa dei Gelsomini, più volte premiata con la bandiera blu di Legambiente. Si snoda per 90 chilometri con arenili bassi e sabbiosi, racchiusi spesso tra rocce a picco sul mare o intervallate da piscine naturali come quelle di Capo Zefirio, l’odierno Capo Bruzzano. Qui nel VII secolo a. C. sbarcarono gli Achei provenienti dalla Locride, regione delle Gracia centrale e tra le molte cose portarono anche un vitigno il Greco, oggi coltivato soprattutto nel comune di Bianco, vino passito fra i top ten d’Italia. L’insediamento di Locri Epizephiri è stato fra i più importanti della Magna Grecia, ora testimoniato dal Museo Archeologico Nazionale che sorge ai confini dell'area sacra di Marasà, vicino ad un deposito votivo in onore di Zeus fulminante. Dominato dai resti del teatro, capace di contenere 4.500 spettatori, il museo conserva i reperti rivenuti nella necropolis e nelle aree sacre circostanti. E’ una tappa da non perdere. Il percorso museale (c’è un itinerario anche per i bambini) e davvero suggestivo e aiuta a comprendere la storia e l’importanza della colonia greca in Calabria. Ad iniziare dall’organizzazione urbanistica, con il sistema difensivo delimitato da una cinta muraria lunga 7.5 chilometri con più porte d’accesso e torri di controllo localizzate nella parte collinare. Inoltre, si possono conoscere usi e costumi funerari, così come le divinità venerate, tra cui occupa un posto centrale Persefone. I reperti, con le loro diverse argille, forme e decorazioni, testimoniano gli scambi con il mondo Mediterraneo. O ancora, nel caso di alcuni esemplari di Iyrae e auloi da corredi funebri l’amore per il canto della città di Locri dove il poeta e musico Senocrito, vissuto alla fine del VII secolo, fondò una scuola musicale. Gli srigili, gli haltares o il disco da lancio esposti tra i corredi funebri maschili documentano l’interesse dei giovani per lo sport. A pochi chilometri da Locri c’è un sito archeologico di inestimabile bellezza: la villa romana di Casignana, secondo dopo Piazza Armerina per bellezza e qualità dei mosaici. La sua origine viene fatta risalire tra I e II secolo d.C. La struttura si estende per circa 8.000 metri quadrati, all’interno dei quali è possibile rinvenire l’esistenza di oltre venti ambienti con un cortile centrale, attorno al quale si ergono le terme, un giardino decorato con una fontana monumentale e la zona residenziale. In particolare l’impianto termale è in buono stato di conservazione. Qui colpisce la bellezza dei mosaici. Gli ambienti lastricati di marmo provenienti dalla Grecia e dall’Asia Minore, con mosaici policromi ricchi di motivi geometrici, impreziosiscono lo scenario che caratterizza il percorso espositivo. Tra questi la “Sala delle Nereidi” dove, nel triclinio, spicca il mosaico pavimentale delle “Quattro Stagioni” del quale si conservano due sole immagini, la primavera e l’autunno; un pavimento con un Bacco ebbro sorretto da un giovane satiro che versa vino in un’anfora. Questa è una piccola parte dell’intera area che resta da scavare e che certamente conserva uno scrigno di tesori archeologici.



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