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Moldova, il vino come ambasciatore

di Renato Malaman

Giornalista


Dalle cantine di Cricova – le più grandi del mondo – a Purcari – dove il successo è targato Veneto – viaggio in un paese che stimola gli amanti di Bacco. Monasteri, aree archeologiche, parchi e villaggi etnografici sorprendono per la loro inusitata bellezza. La repubblica separatista di Transnistria – staccatasi dal governo di Chisinau già nel 1991 - è diventata meta turistica per i nostalgici delle atmosfere Soviet: statue di Lenin, bandiera con falce e martello, cirillico e rubli sono i simboli di questo territorio ribelle e dal futuro incerto

E ’ più nota come Moldavia, ma il suo nome ufficiale è Moldova. E’ tra le più piccole repubbliche dell’ex Unione Sovietica (fra le 15 solo l’Armenia è meno estesa) e all’estero è conosciuta soprattutto grazie al suo vino. Vino moldavo che ha raggiunto vertici qualitativi notevoli anche per merito dell’apporto di consulenti e tecnologia italiani. La Moldavia è un paese che ha una grande fame di futuro e tanti sogni nel cassetto. Sogni che per una buona parte della popolazione significano adesione all’Unione Europea. Un primo passo in tal senso è stato fatto nel 2014 firmando l’accordo di Associazione politica ed economica con l’Ue. Inoltre è stato aperto un ufficio della Nato. Decisioni tutt’altro che gradite alla Russia: dopo la dissoluzione dell’Urss, Putin continua a monitorare preoccupato questo quadrante dell’ex impero, dove anche l’Ucraina guarda più a Strasburgo che a Mosca. Simbolo di queste frizioni fra la Moldova e la Russia è la questione della Transnistria, piccola repubblica separatista non riconosciuta dalla comunità internazionale, dove ancora sventola la bandiera con “falce e martello”, dove le statue di Lenin sono ancora in piedi, dove si parla solo russo e si scrive in cirillico. E dove si stampano persino rubli “transnistri”, utilizzabili solo in loco. Mentre in Moldova, dopo l’indipendenza del 1991, è stata fulminea la scelta del ritorno al rumeno come lingua ufficiale, ai caratteri latini e al Leu come moneta. All’orizzonte, finora, non c’è alcuna soluzione per il futuro di questo paese “che non c’è”. Ciò che sorprende positivamente oggi è la scelta dell’ente del turismo moldavo di proporre questo territorio ribelle fra le destinazioni turistiche più interessanti della Moldova, presentando l’escursione come un nostalgico “Ritorno all’Urss”, con le sue atmosfere e i suoi simboli un po’ appannati. Un modo intelligente - e un tantino ironico - di esorcizzare le paure e disinnescare la tensione fra le parti. Entrare in Transnistria, dopotutto è facile: alla frontiera in uscita dalla Moldova viene consegnato una specie di visto e per 10 ore si può girare tranquilli in questo territorio di 3500 chilometri quadrati, stretto tra il fiume Nistro e il confine ucraino, dove vivono 505.000 persone. La bandiera comunista in realtà è solo di facciata. Basta notare come l’oligarchia economica la faccia da padrona anche qui: tutto è in mano alla società Sheriff, che fa capo al figlio dell’ex presidente della Transnistria. Sheriff è proprietaria del club di calcio più titolato della Moldavia, di una catena di distributori di carburante, di una di supermercati e persino di un allevamento di storioni. Momento gradevolissimo: la degustazione del brandy Kvint, vanto locale. Nostalgie sovietiche in salsa turistica a parte, la Moldova di oggi si presenta come un paese dallo spirito nuovo, decisa a scrollarsi di dosso in fretta l’etichetta di Cenerentola d’Europa che ingiustamente le era stata affibbiata. Il paese, grazie anche all’impulso economico garantito dalle rimesse dei tanti emigrati all’estero (in Italia e Germania soprattutto), ha già sensibilmente migliorato la propria immagine complessiva: edifici storici restaurati, strade pulite e in ordine, servizi urbani che funzionano. Persino parco auto e abbigliamento denotano come quel po’ di benessere arrivato negli ultimi anni stia migliorando la qualità della vita dei moldavi. Chisinau la capitale è città di aspetto gradevole, con palazzi, musei e monasteri da visitare. Alle porte della città c’è una chiesa in legno del 1672. Poco lontano si trova il complesso archeologico di Orheiul Vechi, caratterizzato da uno spettacolare canyon, con tracce della civiltà ancestrale dei Daci. A Butuceni c’è un Moldova, il vino come ambasciatore Dalle cantine di Cricova – le più grandi del mondo – a Purcari – dove il successo è targato Veneto – viaggio in un paese che stimola gli amanti di Bacco. Monasteri, aree archeologiche, parchi e villaggi etnografici sorprendono per la loro inusitata bellezza Si possono respirare le atmosfere Soviet a Tiraspol, capitale della Transnistria, ma in Moldavia cßü pure un eco-resort dove è stato restaurato un villaggio di vecchie case in legno e si possono assaggiare i piatti della tradizione locale (fra cui la Malaliga, la polenta moldava che pure si taglia col filo). A Clisova Noua c’è la Rustic Art che documenta la recuperata arte del tappeto tradizionale. Anche a Cioborciu c’è un eco-villaggio, costruito da un privato sulle rive del Nistro. Infine sua maestà il vino. A Cricova sorge la cantina più grande del mondo, ospitata in ex cave di argilla: un percorso sotterraneo di 120 chilometri che ha incantato anche molti capi di stato. Vino all’altezza della fama. Ancora di più a Purcari, azienda del 1827 seguita ultimamente dal trevigiano Federico Giotto, con risultati a dir poco stupefacenti. Anche il Castello di Mimi produce vini di profilo qualitativo internazionale e - come Purcari - ha creato un resort per gli ospiti. Il movimento del vino moldavo, che ai primi di ottobre dà vita al grande festival popolare di Chisinau, è l’emblema di un paese che facendo squadra sta crescendo a vista d’occhio. Segnalandosi anche a livello turistico come una realtà ricca di elementi di interesse e soprattutto di un’anima profonda, sconosciuta ai più.




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