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Brindisi ad Asti

di Renato Malaman

Giornalista


A Canelli c’è un tesoro tutelato dall’Unesco nascosto sotto la città: una rete di cunicoli scavati da secoli dove vengono affinati i vini spumanti ottenuti dal Moscato Bianco famosi in tutto il mondo. Protagoniste di recente del “cin cin” fra Conte e Putin a Palazzo Chigi


Un calice di Moscato d’Asti Docg ha sancito la rinnovata amicizia tra Italia e Russia. Il cin cin tra il premier Conte e il presidente Putin durante il ricevimento prenatalizio organizzato da Palazzo Chigi ha avuto un’eco mondiale. Una consacrazione a sorpresa per uno dei vini che è comunque uno dei simboli del Made in Italy, icona incontrastata se si parla di “bere dolce”. Ad Asti hanno salutato con gioia questa inattesa vetrina internazionale, che va a coronare gli sforzi compiuti negli ultimi anni in due direzioni: la prima è il rilancio dell’immagine dell’Asti Spumante Docg e del Moscato d’Asti Docg dopo anni di politiche commerciali non sempre all’altezza della qualità del vino; la seconda è far passare il legame forte che esiste fra questi vini e il territorio dove si producono. Un territorio di grande bellezza, tanto da meritarsi nel 2014 il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Sì, perché le dolci colline dove si producono i due vini fanno parte del territorio Langhe-Roero e Monferrato che per la sua ricchezza di elementi di interesse storico e ambientale - in primis proprio vino e paesaggio - ha ottenuto l’ambita tutela. L‘area di produzione – delimitata per la prima volta nel lontano 1932 e allargata con qualche singola aggiunta negli anni ’60 e ’70 - comprende una cinquantina di comuni suddivisi in tre province: Asti, Alessandria e Cuneo. Asti e Canelli sono i due principali ‘focus’. Le bollicine dolci dell’Astigiano costituiscono una realtà economica da 90 milioni di bottiglie (l’85% è per l’export) in particolare, con le sue “cattedrali sotterranee”, anch’esse patrimonio Unesco. Si tratta di cantine storiche scavate nel tufo fino a 30 metri di profondità. Cunicoli lunghi una ventina di chilometri, che celano a temperatura costante decine di migliaia di bottiglie di vino pregiato sotto le loro antiche volte in mattoni. Imperdibile la visita con degustazione alla cantina Contratto (1867) e ai suoi vini millesimati, con 200mila bottiglie prodotte ogni anno: questo luogo da un secolo e mezzo rappresenta la storia dello Spumante Metodo classico italiano. Una galleria-museo adiacente alla sala di degustazione ripercorre la storia dell’azienda attraverso suggestive foto in bianco e nero. La Sala dei Sacchi vanta una collezione di strumenti e macchinari antichi. Da Contratto sono state organizzate cene con i migliori chef del mondo, come documentano le tante foto affisse alla pareti. Un’altra “cattedrale sotterranea” - estesa per oltre 5000 metri quadrati - è quella della Cantina Coppo, gestita da quattro generazioni dalla stessa famiglia. Fondata nel 1892, quest’azienda oggi produce 400-420mila bottiglie ogni anno (Barbera e Moscato di Canelli), il 40 per cento delle quali destinate all’export. Le gallerie scavate a colpi di piccone a partire XVIII secolo, sono meta di un turismo internazionale, affascinato dalla tradizione dell’Asti e del Moscato d’Asti. Coppo come azienda presenta anche i “cru” del territorio del Nizza, di Nizza Monferrato. Visitabili anche le cantine sotterranee di altre due aziende storiche di Canelli: la Bosca e Gancia (dove nel 1850 nacque il primo spumante metodo classico italiano). Nel futuro dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg – oggi prodotti in 90 milioni di bottiglie (l’85% delle quali destinate ai mercati esteri) c’è pure l’orizzonte nuovo dei cocktail e degli aperitivi, che potrebbe aprire interessanti scenari nel mercato italiano. Specialmente fra i giovani. Il basso contenuto alcolico dei tesori enologici dell’Asti è un elemento vincente, come pure i suoi profumi inimitabili. In California hanno tentato persino di imitarlo, ma la maldestra operazione ha dato scarsi risultati, perché il Moscato d’Asti Docg e l’Asti Spumante Docg, straordinari vini ottenuti dal Moscato Bianco, l’uva a bacca dolce più diffusa in Italia, sono unici. Perché figli di una terra a dalla caratteristiche non “replicabili”.




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